venerdì 18 febbraio 2011

Yeshua e lo Shabat


Prima d’iniziare con questo capitolo, vorrei togliere la curiosità di coloro che probabilmente si domanderanno qual’è la mia filiazione teologica. Vi dico categoricamente che non sono un avventista, no, a me piace molto il vino e lo bevo volentieri, visto che non è affatto proibito dalle Scritture, ma piuttosto raccomandato. Certo, non è concesso l’eccesso come in tutte le cose che sono buone in essenza, ma possono essere male amministrate od utilizzate, e quindi diventano dannose o peccaminose − il sesso, per esempio, è qualcosa di sublime, che l’uomo ha degradato al livello di mercanzia nel commercio più basso. Ma usato come si deve, è meraviglioso. Il vino, quindi (e sia chiaro che quello senza alcool non è mai esistito in Israele, come ci vogliono far credere gli avventisti), non solo è permesso, ma “rallegra il cuore” (Salmo 104:15) ed è un’immagine della Torah. Ricordatevi che il primo miracolo di Yeshua fu proprio fare del vino, e non poco, addirittura dopo che era già finito (quindi, avevano bevuto i ragazzi), ed ha fatto pure della miglior qualità, il che vuol dire, di alta gradazione...
Dopo questo breve excursus e lasciando in chiaro che non appartengo a nessun movimento od organizzazione delle varie in circolazione con i più svariati nomi, come sabatisti o cose simili, ci addentriamo in questo argomento.
E venne a Natzaret, dov’era cresciuto, e com’era solito, entrò nel giorno di domenica nella chiesa... (Luca? 4:16...)
Come? Non avete trovato questo versetto? Ah, già, scusatemi, mi sono sbagliato, devo aver preso un evangelo apocrifo... Allora vi ritrasmetto il versetto, quello giusto: 
E venne a Natzaret, dov’era cresciuto, e com’era solito, entrò nel giorno di Shabat nella Sinagoga. (Luca 4:16)
Ecco, adesso ci siamo. L’avete trovato il versetto questa volta? Certo! E’ quello che avete nelle vostre Bibbie, anche voi, i "sunday boys".
Una delle principali tradizioni pagane con cui i cristiani hanno reso invalidi i comandamenti della Torah, addirittura uno dei Dieci −quelli che sono considerati assolutamente invariabili e fondamentali−, riguarda il giorno che Elohim ha ordinato sin dal principio come giorno da osservare particolarmente, il quale i cristiani hanno sostituito con un giorno stabilito dagli uomini, in base ad antiche tradizioni pagane relative al culto del sole, ovvero di Baal/Osiride/Mitra. I difensori del culto domenicale hanno inventato e continuano ad inventare ogni sorta di scuse per giustificarsi, scuse che purtroppo per loro, non possono trovare fondamento nella Bibbia. L’istituzione della domenica è intimamente collegata a tutte le feste pagane introdotte nel cristianesimo, le quali hanno profonde radici nella religione degli antichi Egizi, in Babilonia e nell’abominevole culto cananeo di Baal. Queste feste esecrabili agli occhi d’Elohim sono state
cristianizzate” nei concili della chiesa, principalmente quelli di Nicea e Laodicea, per conquistare il favore dei capi religiosi pagani e sostituire la “vecchia guardia” dei fedeli nazareni che fino a quel momento osservavano le Scritture − ed iniziò persino la persecuzione contro di loro. Così anche i riformatori s’accollarono l’eredità pagana della romana chiesa, la quale appunto, come dice la parola, loro hanno semplicemente “riformato”, ma non hanno de-paganizzato completamente, mantenendo molte tradizioni peggiori di quelle contro le quali il Rabbino di Natzaret si batteva per purificare il culto.
I cristiani chiamano la domenica “giorno del Signore”. Tale definizione non ha alcun fondamento biblico; nelle Scritture, il “giorno di Adonay” si riferisce sempre al giorno della resa dei conti, chiamato anche il “giorno dell’ira di Adonay” (cf. Apocalisse 1:10; Tzefanyah 2:2,3). D’altronde, se c’è un giorno della settimana che possa essere chiamato “giorno del Signore”, ce lo dice Yeshua stesso:
«Il Figlio dell’uomo è Signor dello Shabat» (Matteo 12:8; cf. Marco 2:28; Luca 6:5)
Tuttavia, i difensori del giorno consacrato al sole, credono di trovare una giustificazione biblica ed accusare Yeshua, come la fazione più fanatica dei farisei, d’essere stato un violatore dello Shabat, perché egli compiva atti necessari durante quel giorno. Sta di fatto che nel Giudaismo autentico, sia nell’interpretazione della Torah quanto nel Talmud, le guarigioni ed altri atti di misericordia compiuti da Yeshua sono perfettamente legittimi. In caso di necessità, sia nello Shabat che negli altri giorni solenni delle festività giudaiche, le guarigioni ed altri atti definiti di servizio alla vita, non solo sono permessi, ma espressamente comandati! Esempi di questo tipo si trovano scritti anche nel Talmud, il libro del Giudaismo considerato dai cristiani come la risposta ebraica al Nuovo Testamento. Quindi, coloro che accusavano Yeshua di profanare lo Shabat perché faceva delle cose dovute e prescritte come legittime, erano dei fanatici nello stesso modo che lo sono oggi quelli che sostengono su questa base la presunta giustificazione per consacrare il loro giorno romano del sole come sostituto di quello ordinato dall’Eterno dal principio ed osservato puntualmente sia da Yeshua che dai suoi apostoli.
I cristiani sostengono che lo Shabat è il giorno che Elohim ha ordinato agli Ebrei, ma non a tutta l’umanità: è molto facile confutare questa affermazione, la quale non ha alcun fondamento biblico. In realtà, lo Shabat è la prima cosa di cui le Scritture ci dicono che Elohim benedisse e santificò:
Il settimo giorno, Elohim compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera Sua. Ed Elohim benedisse il settimo giorno, e lo santificò, perché in esso Egli si riposò di tutta l’opera che aveva creata e fatta. (Genesi 2:2,3)
Evidentemente, non c’era ancora alcun popolo Ebreo quando Elohim dichiarò che il settimo giorno è Shabat, ovvero, il giorno di riposo, lo benedisse e santificò. Poi, alcuni secoli dopo, Elohim scrisse con il Suo dito, non avvalendosi da uomo alcuno, i Dieci Comandamenti.
Quando l’Eterno ebbe finito di parlare con Mosheh sul monte Sinai, gli dette le due tavole della testimonianza, tavole di pietra scritte con il dito d’Elohim”. (Esodo 31:18)
Perché Elohim abbia scritto di Persona, con il Suo proprio dito, doveva essere qualcosa d’importante, di trascendente, d’immutabile, visto che tutte le Scritture sono state da Lui ispirate, ma scritte tramite i Suoi Profeti, invece queste parole Egli le scrisse personalmente. Cosa scrisse di così fondamentale? I Suoi comandamenti, tra i quali Egli ordinò anche questo:
Ricordati del giorno dello Shabat per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ in essi ogni opera tua; ma il settimo è Shabat, santo all’Eterno, il tuo Elohim. Non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero ch’è dentro le tue porte; poiché in sei giorni Adonay creò i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di Shabat e l’ha santificato”. (Esodo 20:8-11)
Erano questi Comandamenti soltanto per Israele? Se è così, allora i cristiani possono adorare altri déi, erigersi idoli, nominare il Nome d’Elohim invano, disprezzare i genitori, assassinare, commettere adulterio, rubare, calunniare, concupire le cose del prossimo? Se non sono tenuti a rispettare lo Shabat, non lo sono neanche nei riguardi degli altri nove! Non è a caso che la Torah fu data a Mosheh non nella Terra Promessa, Eretz Yisrael, ma in Sinai, ovvero, in un territorio assegnato ai gentili!
Questo comandamento, il quarto, contiene delle particolarità che apparentemente non sono prese in considerazione nel modo che dovrebbero esserlo:
In primo luogo, è l’unico dei Dieci che inizia con la parola
“ricordati”: questo significa che è qualcosa che esisteva già da prima, che era stato stabilito dal principio. Infatti, per ricordare una cosa, bisogna che essa sia stata ordinata in precedenza.
Questo è uno dei quattro Comandamenti che regolano il comportamento dell’uomo verso Elohim, mentre gli altri sei si riferiscono ai rapporti dell’uomo verso il suo prossimo. Notare che in nessuno di questi, il prossimo è determinato. Invece, questo è l’unico dei Comandamenti che nomina specificamente anche i gentili
: “Non fare in esso lavoro alcuno, né tu,... né lo straniero...”; evidentemente, lo Shabat doveva essere rispettato anche dai gerim, cioè, dai non-Ebrei. Lo Shabat non fu istituito solo per gli Ebrei, ma per tutta l’umanità, e non solo, perché abbiamo ancora un ulteriore elemento: “Non fare in esso lavoro alcuno, né tu,... né il tuo bestiame...”: forse gli animali sono anch’essi Ebrei? Essi sono invece parte della Creazione, e per questo motivo devono anch’essi essere lasciati in pace nel giorno che Elohim determinò sia di riposo. Risulta evidente che lo Shabat è l’unico Comandamento valido per l’intera Creazione!
Questi versi sopra citati si trovano nelle Scritture Ebraiche, le quali i cristiani considerano invalidate (dalla loro tradizione). Vediamo quindi quali sono le indicazioni che ci da il Nuovo Testamento riguardante il giorno da consacrare specialmente al culto:
E vennero in Kefar-Nahum, e subito, lo Shabat, Yeshua, entrato nella Sinagoga, insegnava. (Marco 1:21)
E quando venne lo Shabat, [Yeshua] si mise ad insegnar nella Sinagoga. (Marco 6:2)
E venne a Natzaret, dov’era cresciuto; e com’era solito, entrò di Shabat nella Sinagoga, e alzatosi per leggere, gli fu dato il rotolo del Profeta Yeshayahu. (Luca 4:16,17)
E scese a Kefar-Nahum, città di Galilea, e vi stava ammaestrando il popolo nei giorni di Shabat. (Luca 4:31)
Or avvenne in un altro Shabat ch’egli entrò nella Sinagoga, e si mise ad insegnare. (Luca 6:6)
Or egli stava insegnando in una Sinagoga in giorno di Shabat. (Luca 13:10)
Nel Nuovo Testamento possiamo soltanto trovare conferma che lo Shabat è il giorno dedicato al culto, il quale Yeshua stesso osservò, come è stato ordinato dal Padre sin dalla Creazione. Yeshua non ci ha dato alcuna indicazione di trasferire la solennità dello Shabat ad un altro giorno. Dopo la sua risurrezione − che è la scusa principale che presentano i cristiani per consacrare il loro culto nel primo giorno della settimana, argomento che vedremo più avanti − verifichiamo se gli apostoli hanno fatto diversamente:
Ed essi, passando oltre Perga, giunsero ad Antiochia di Pisidia; e recatisi lo Shabat nella Sinagoga, si posero a sedere. E dopo la lettura della Torah e dei Profeti, i capi della Sinagoga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola d’esortazione da rivolgere al popolo, ditela». (Atti 13:14,15)
E quando i Giudei uscivano dalla Sinagoga, i gentili pregarono loro di parlare di quelle medesime cose al popolo lo Shabat seguente... E lo Shabat successivo, quasi tutta la città si radunò per udire la parola d’Elohim. (Atti 13:42,44)
E di là ci recammo a Filippi, città capitale di quella regione della Macedonia, che è colonia romana... E nel giorno di Shabat andammo fuori della porta, presso il fiume, dove supponevamo fosse un luogo d’orazione, e seduti, parlavamo alle donne ch’erano quivi radunate... Ed ella fu battezzata con quelli della sua casa... (Atti 16:12,13,15)
E Shaul, secondo la sua usanza, andò da loro e per tre Shabat tenne con loro ragionamenti sulle Scritture. (Atti 17:2)
Ed ogni Shabat parlava nella Sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci. (Atti 18:4)
Shaul, l’apostolo dei gentili, predicava anch’egli ogni Shabat, e non solo agli Ebrei, ma anche ai gentili! E predicava la Torah! Ai gentili! In nessun caso ci si dice che egli abbia minimamente accennato che si dovesse sostituire lo Shabat per il primo giorno della settimana. Shaul insegnò anche i suoi discepoli gentili di radunarsi ogni Shabat per il culto, secondo com’era stato ordinato da Elohim. Erano già diversi anni che la risurrezione di Yeshua era accaduta, ma gli apostoli e tutti i discepoli ancora celebravano il culto ogni Shabat. Se l’apostolo Shaul avesse voluto trasmettere un cambiamento di programma, un’innovazione, proclamando il primo giorno della settimana come quello in cui si doveva rendere culto, quale migliore occasione di questa per farlo? Era stato pregato dai capi della Sinagoga d’esprimere quello che aveva da dire, i gentili erano pronti ad ascoltarlo, ed egli persuadeva Giudei e gentili! Perché non diede quest’ordine di sostituire lo Shabat con il primo giorno della settimana? Evidentemente, perché non era assolutamente nei piani dell’Eterno. Infatti, in Atti 13:29-37, egli parla sulla risurrezione di Yeshua in maniera convincente, ma non fa alcuna menzione della presunta dedicazione del primo giorno della settimana come quello che i credenti nel Messia di Natzaret debbano osservare al posto del giudaico Shabat. Nemmeno una parola. Notare che queste persone che chiedono lui d’insegnarli la verità erano gentili, non Ebrei! Non avevano alcun legame né religioso né culturale con lo Shabat ebraico. Potevano benissimo essere indottrinati senza l’influenza del Giudaismo. Shaul, detto Paolo, pronto a discutere ardentemente con Kefa e con tutti gli apostoli di Yerushalaym per far valere la sua opinione, non dice niente sulla consacrazione della domenica! Continua ad osservare lo Shabat, e lo insegna anche ai gentili! Questi gli chiedono espressamente di parlare loro del messaggio che egli predicava, erano veramente desiderosi di ascoltarlo; tuttavia, Shaul non dice loro ‹ci vediamo domani per il culto›, ma li fa aspettare fino allo Shabat successivo! Come mai non c’era la riunione anche la domenica? Non era quella una chiesa cristiana? Shaul, detto Paolo, l’apostolo dei gentili, il rivoluzionario predicatore del nuovo messaggio, il giorno di domenica probabilmente lavorava o era impegnato con le sue attività giornaliere, perché il giorno prescelto dal suo Signore per celebrare il culto era lo Shabat.
Più avanti, in Europa, Shaul trova delle donne che si riunivano per adorare Yeshua di Natzaret nel giorno di Shabat. Esse erano gentili, non Ebree. L’apostolo, se fossero state nell’errore, seguendo una dottrina “giudaizzante” (così definiscono oggi i pastori cristiani a coloro che vogliono ubbidire i comandamenti d’Elohim), le avrebbe corretto, insegnandole la sana dottrina, la retta via, e senz’altro le avrebbe detto ‹sorelle, non osservate più questo giorno, siete nella grazia, non più sotto la Legge›... invece, nel giorno di Shabat, egli le battezzò! C’è qualcosa che non quadra con l’insegnamento della maggioranza dei cristiani...
Da dove tirano fuori i cristiani la loro teoria che si debba consacrare la domenica? Non dalla Bibbia! C’è bisogno ancora di ulteriore conferma? leggiamo ciò che scrisse l’autore della lettera detta “agli Ebrei” (che non era Shaul, ma di questo parleremo più avanti):
Rimane dunque il riposo dello Shabat per il popolo d’Elohim. (Ebrei 4:9)
Ciò vuol dire che è lo Shabat il giorno riservato al popolo d’Elohim. Yeshua, nella sua profezia sugli avvenimenti degli ultimi tempi, disse:
«E pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno, né di Shabat». (Matteo 24:20)
Per quale motivo Yeshua esorta a pregare che non si debba fuggire durante lo Shabat, se questo giorno non è quello da osservare? Che senso avrebbe una tale preghiera in un tempo futuro, se lo Shabat non fosse ancora il giorno che si deve dedicare all’adorazione d’Elohim? Evidentemente, Yeshua non era stato informato che le cose sarebbero state cambiate, ed ha profetizzato senza adeguarsi alla nuova situazione... Oppure, si sono sbagliati coloro che hanno deciso senza alcun fondamento scritturale, d’osservare il primo giorno della settimana al posto dello Shabat! Quale delle due possibilità è più credibile?
Yeshua parlava della persecuzione contro il popolo d’Elohim, e convalida lo Shabat come il giorno che esso deve osservare. Nell’Apocalisse abbiamo descritte due caratteristiche di questo popolo perseguitato:
Ed il dragone s’adirò contro la donna ed andò a far guerra contro il rimanente della sua progenie, che osserva i comandamenti d’Elohim e ritiene la testimonianza di Yeshua. (Apocalisse 12:17)
Qui è la costanza dei santi, coloro che osservano i comandamenti d’Elohim e la fede in Yeshua. (Apocalisse 14:12)
Notate qualcosa di particolare? Quali sono le caratteristiche dei santi? La prima di queste è che osservano i comandamenti! Allora perché i cristiani insistono che basta solo la seconda di queste caratteristiche? E come possono essi ritenere la testimonianza di Yeshua, che osservò lo Shabat ed insegnò ad osservarlo, se loro non lo fanno? “Chi dice di dimorare in lui [o di ritenere la sua testimonianza], deve camminare nello stesso modo ch’egli camminò”. Egli, Yeshua, camminò osservando tutti i comandamenti, incluso il “più minimo”, e non ha mai esonerato nessuno dal dover farlo.
Tuttavia, ci sono due versetti dai quali i cristiani prendono spunto, arrampicandosi sugli specchi, per giustificare la loro posizione in difesa della domenica:
E nel primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane, Shaul, dovendo partire al sorgere il giorno, ragionava con loro e continuò il suo discorso fino a mezzanotte. C’erano molte lampade nella camera superiore, dove eravamo radunati. E un certo giovinetto,... fu preso di profondo sonno; e come Shaul tirava in lungo il suo discorso, sopraffatto dal sonno, cadde... Ed essendo risalito, [Shaul] ruppe il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato a lungo sino all’alba, senz’altro partì. (Atti 20:7-9,11)
«Ogni primo giorno della settimana ciascun di voi metta da parte a casa quel che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci sian più collette da fare». (1Corinzi 16:2)
Esaminiamo prima il brano del Libro degli Atti:
Innanzitutto, bisogna tener presente come si contano i giorni nella Bibbia − che è come lo fanno tuttóra gli Ebrei: dal tramonto al tramonto; ossia, la prima parte del giorno è in realtà la sera e la notte, e la seconda parte è il mattino ed il pomeriggio, fino al tramonto, quando inizia il giorno successivo. Così leggiamo in Genesi i giorni della Creazione: “
fu sera, poi fu mattina” (Genesi 1:5,8,13,19,23,31), e così è come si contano i giorni in tutte le Scritture. Poi, bisogna considerare i tempi verbali. Quindi, noi possiamo facilmente capire in quale momento si svolgono gli eventi, e a cosa si riferiscono: “mentre eravamo radunati per rompere il pane”, frase che i cristiani senza pensarci due volte interpretano come la celebrazione della santa cena, in realtà non dice assolutamente che questo “rompere il pane” abbia a che fare con il culto o l’adorazione (come vedremo nel verso 11), ma semplicemente con la necessità fisiologica dell’alimentazione, visto che Shaul doveva partire la mattina presto. Infatti, “mentre eravamo radunati” indica continuità, un azione che si protrae da un momento precedente. E’ parte dei costumi giudaici mangiare assieme dopo la celebrazione del culto, atto che si chiama “kiddush”, l’equivalente di ciò che i cristiani comunemente chiamano “agape”. Quindi, questo primo giorno della settimana è quello che per noi in occidente si definisce come "sabato sera"; infatti, che era buio si capisce dal fatto che c’erano molte lampade dov’erano riuniti, e Shaul continuava il suo insegnamento che aveva naturalmente iniziato durante lo Shabat. La tavola era apparecchiata perché egli doveva partire al sorgere il giorno, ovvero al mattino, e quindi si erano avviati a mangiare, ma egli continuava il suo discorso. Si prolungò fino a tarda notte, quando accadde il fatto d’Eutico che s’era addormentato. Finalmente, Shaul ruppe il pane, e ci viene anche detto perché: per prendere cibo (non per celebrare la santa cena!), e poi, all’alba, che era ancora lo stesso primo giorno della settimana, giorno lavorativo, egli partì. Inutile che i predicatori insistano che si trattava della domenica sera, perché è semplicemente impossibile che l’autore abbia considerato la scadenza del giorno all’occidentale, non essendo assolutamente in vigore il sistema orario che normalmente conosciamo oggi. Inoltre, qui non dice che ci siano stati momenti d’adorazione o di preghiera, cosa che avevano già fatto durante il giorno, nello Shabat, ma semplicemente che Shaul, dovendo partire, ha voluto dare il suo insegnamento perché questi fedeli avessero la possibilità d’ascoltare il più possibile prima della sua partenza. In pratica, si tratta di uno studio biblico, non della riunione principale in cui l’adorazione e la preghiera sono gli elementi fondamentali. Quindi, questo brano non da alcun suggerimento in favore di un culto domenicale, ma piuttosto lo confuta, perché Shaul partì quello stesso giorno al mattino, cosa che non avrebbe fatto se fosse stato lo Shabat, il giorno in cui egli celebrava il culto.
In quanto al secondo brano, 1Corinzi 16:2, è puntualmente interpretato come una raccolta dell’offerta durante il culto, com’è consuetudine nelle chiese cristiane. Se i predicatori facessero un po’ più d’attenzione a quello che è scritto, considerando le parole nel modo corretto, non ci vorrebbe molto perché arrivassero alla conclusione giusta: “ciascun di voi metta da parte a casa quel che potrà” − a casa o durante il culto?... In realtà, non c’è il minimo accenno ad una riunione, né che questa raccolta faccia parte dell’adorazione. Ciò che Shaul consiglia è molto chiaro: che si metta da parte quello che si ha in cuore d’offrire già nel primo giorno lavorativo, perché non sia poi speso durante la settimana, come normalmente succede se non si separa il denaro da risparmiare. In questo modo, quando egli verrà, ognuno avrà già pronta la propria offerta, senza bisogno di dover fare una raccolta ad ultimo momento. Non c’è in questo brano alcun accenno al giorno in cui si celebra il culto − in ogni caso, in tutto il Nuovo Testamento, quando il giorno in cui si radunavano i discepoli per l’adorazione è specificato, dice chiaramente che era lo Shabat. Certamente, questo brano non è sufficiente per giustificare il culto domenicale, di cui nemmeno parla. In realtà, i predicatori, molto impegnati ad insegnare al popolo che si devono dare molte offerte, e anche la decima (un comandamento della “Legge”, del quale il Nuovo Testamento non fa’ parola!) utilizzano anche questo verso per prendere due piccioni con una fava: convincere le persone di celebrare il culto la domenica, e di dare molte offerte − le quali, prendendo letteralmente l’insegnamento di Shaul, dovrebbero raccogliersi soltanto in quel giorno, “affinché, non ci sian più collette da fare”, tuttavia, nelle chiese cristiane si raccoglie l’offerta ogni volta che c’e il culto, in qualsiasi giorno della settimana... E poi, l’importanza di dare la decima è un chiaro esempio che per i cristiani la “Legge” a volte e valida, dipende se conviene o meno.
Tuttavia, ci sono altri versi nel Nuovo Testamento che i cristiani usano in difesa del loro culto domenicale, ma ciò indica soltanto che questi esegeti hanno dei grossi problemi con la matematica:
Or la sera di quello stesso giorno, ch’era il primo della settimana, ed essendo, per timore dei Giudei, serrate le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, Yeshua venne e si presentò in mezzo a loro, dicendo: «Shalom aleichem!»... E otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Toma era con loro. Yeshua venne, a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, dicendo: «Shalom aleichem!» (Yohanan 20:19,26)
Il primo episodio avvenne nella sera del giorno in cui i discepoli scoprirono ch’era risorto, ovvero, il primo della settimana, verso la fine di quel giorno (perché, essendo sera, doveva iniziare al tramonto il secondo giorno). Intanto, non dice che essi stavano celebrando alcun culto nel momento in cui Yeshua apparve, ma erano semplicemente chiusi in casa perché avevano paura. Aggiungere alle parole della Bibbia situazioni che pensiamo siano probabili non sono sicuramente il modo corretto di stabilire una certezza sulla quale fondare una dottrina. Potevano, forse, trovarsi in preghiera, ma non ci è detto. Era domenica sera, alla scadenza del giorno, quando Yeshua si presentò. Il secondo episodio avvenne otto giorni dopo, e qui sembra che per gli esegeti cristiani la matematica improvvisamente diventa un’opinione, perché: come fa ad essere anche questo il primo giorno della settimana? La prima apparizione fu domenica sera, otto giorni dopo, era anch’esso domenica? Incredibile! Mi ricorda la storiella di quell’Ebreo che, avendo trovato una borsa piena di denaro, molto pesante, proprio un giorno di Shabat, pregò Elohim ed Egli trasformò quel giorno in domenica, in modo tale che questo Ebreo potesse trasportare il peso senza violare il comandamento... Infatti, otto giorni dopo la domenica è lunedì, e prendendo in considerazione che era già verso la fine del giorno, poteva addirittura essere un martedì. Nella Bibbia le matematiche sono una scienza esatta. Il settimo giorno è quello che precede l’ottavo, e l’ottavo è quello dopo il settimo:
«Rimarrà sette giorni presso la madre; l’ottavo giorno, me lo darai» (Esodo 22:30)
«Starà sette giorni sotto la madre; dall’ottavo giorno in poi, sarà gradito come sacrificio» (Levitico 22:27)
... sarà impura sette giorni... l’ottavo giorno si circonciderà la carne del prepuzio del bambino”. (Levitico 12:2,3)
Per sette giorni si farà l’espiazione per l’altare... E quando quei giorni saranno compiuti, l’ottavo giorno e in seguito...(Yehezkel 43:26,27)
Ci sono molti altri esempi come questi nelle Scritture, in cui le teorie della matematica non vengono smentite. Tuttavia, se qualcuno ha dei dubbi su come si contano i giorni, è interessante considerare i seguenti due brani:
 ... Shlomo celebrò una festività, e tutto Israele con lui... per sette giorni, e poi per altri sette, in tutto quattordici giorni”. (1Re 8:65)
Le purificazioni cominciarono il primo giorno del primo mese, e l’ottavo giorno dello stesso mese vennero al portico dell’Eterno, e per otto giorni purificarono la Casa dell’Eterno; il sedicesimo giorno del primo mese avevano finito”. (2Cronache 29:17)
Ecco come si contano i giorni! Non c’è alcun mistero, né formule kabbalistiche: 7+7=14; 8+8=16. Quindi, lo stesso criterio matematico è valido sempre, e se Yeshua si presentò ai discepoli domenica sera, otto giorni dopo era per forza lunedì, oppure, se quella prima volta si fermò con loro e quando se ne andò era già lunedì, otto giorni dopo era martedì. Questo gli esegeti che difendono l’osservanza della domenica non lo riescono a capire. Sono comunque sicuro che, se nel testo di Yohanan 20:26 fosse scritto sette giorni dopo”, essi non avrebbero interpretato che si trattava del sabato, ma avrebbero fatto bene i conti e rimarrebbe sempre, come piace a loro, domenica.
Quindi, non c’è nella Bibbia nessun ordinamento che stabilisca la solennità del primo o dell’ottavo giorno? Certo che c’è! Come no! Proprio nella Torah! Addirittura, sono giorni nei quali si deve proclamare santa convocazione e solenne radunanza! Leggiamo:
Per sette giorni mangerete pani azzimi... dal primo giorno fino al settimo... E il primo giorno avrete una santa convocazione, ed una santa convocazione il settimo giorno. Non si faccia alcun lavoro in quei giorni; si prepari soltanto quel ch’è necessario a ciascuno per mangiare, e non altro. Mangiate pani azzimi dalla sera del quattordicesimo giorno del mese, fino alla sera del ventunesimo giorno. (Esodo 12:15,16,18)
Il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, sull’imbrunire, sarà la Pesach dell’Eterno; ed il quindicesimo giorno dello stesso mese sarà la festività dei pani azzimi... Il primo giorno avrete una santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro... Il settimo giorno avrete una santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro. (Levitico 23:5-8)
Il settimo mese, il primo giorno del mese, avrete un Shabat solenne, una commemorazione fatta a suono di tromba, una santa convocazione. Il quindicesimo giorno di questo settimo mese sarà Sukkot durante sette giorni, in onore dell’Eterno. Il primo giorno vi sarà una santa convocazione, non farete alcun lavoro... L’ottavo giorno avrete una santa convocazione... è giorno di solenne radunanza, non farete alcun lavoro”. (Levitico 23:24,34-36)
C’è soltanto un particolare: questi “primo giorno” ed “ottavo giorno” non sono quelli della settimana, ma quelli delle festività! Infatti, questi sono determinati dal mese − il primo del mese, il quattordicesimo, il ventunesimo... I primi due brani si riferiscono alla Pesach e alla celebrazione di Matzah, dal 14 al 21 di Nisan/Aviv; il terzo passo regola le festività di Yom Teruah (Rosh HaShanah), il primo di Tishri/Etanim, e Sukkot, dal 15 al 23 di Tishri/Etanim. Quindi, primo giorno del mese non è lo stesso che primo giorno della settimana; nel calendario ebraico, come in quello occidentale a noi conosciuto, i giorni del mese non coincidono con l’ordine settimanale, e quindi, questo “primo giorno” della festività può occorrere in qualsiasi giorno della settimana. Magari i cristiani a cui la loro domenica è tanto cara s’erano un po’ illusi, ma purtroppo per loro, non c’è speranza alcuna di santificare la domenica, a meno che essa sia proprio in coincidenza con un giorno di festività giudaica.
Visto che dalle Scritture non si può neanche prendere uno spunto per spiegare il perché i cristiani − salvo rare eccezioni − osservano il primo giorno della settimana anziché quello ordinato da Elohim, ci chiediamo quale sia l’origine di tale innovazione, e quando essa sia stata introdotta. La tradizione del cristianesimo nella sua forma attuale risale in realtà a secoli prima della nascita di Yeshua di Natzaret; i giorni festivi e le cerimonie ad essi connesse esistevano già nell’antico Egitto, in Babilonia, nell’India, in Grecia e Roma. E’ da queste antiche tradizioni che si sono tramandati simboli come l’albero di natale e la croce, caratteristiche architettoniche come rosoni, ogive, torri ed obelischi, e feste come il natale, la pasqua, e l’osservanza della domenica. Esporre tutti questi elementi richiederebbe uno studio a sé, il che non è il proposito di questo sito; tuttavia, tratteremo sommariamente alcuni di questi punti quando sarà opportuno se collegato ad argomenti di cui ci occupiamo in questo studio, come ad esempio in questo caso, l’origine del culto domenicale.
Infatti, i sacerdoti del sole nell’antico Egitto rendevano omaggio alla loro divinità il primo giorno della settimana, al mattino perché è quando il sole sorge (contrariamente alle festività ebraiche, che puntualmente iniziano al tramonto). In quel giorno essi condividevano una sottile cialda in forma circolare, che rappresentava il disco solare, ovvero, un’ostia. Essa era custodita in un ostensorio con la forma del sole, con i raggi intorno al disco centrale − avete visto questo oggetto in qualche luogo di culto? Come parte del rituale, i sacerdoti Egizi disegnavano con le mani sul loro petto il segno della croce, simbolo che si trova in ogni monumento egizio, conosciuto comunemente con il nome di
ankh. Nella loro cerimonia domenicale, essi celebravano la morte e risurrezione d’Osiride. Questa è la base teologica di tutte le religioni pagane che hanno poi contribuito alla definizione del cristianesimo greco-romano. Il culto cananeo di Baal era simile, fondato sui misteri di Tamuz, il figlio di Ashtarte compianto durante la quaresima (Yehezkel 8:14). Per queste religioni il primo giorno della settimana era sacro, perché rappresentava l’inizio della vita, concetto fondamentale nei culti solari e fallici, come lo erano quello egizio, cananeo e romano. A chi volesse informazione dettagliata sugli elementi del paganesimo adottati dal cristianesimo, raccomando di consultare "The Two Babylons", Alexander Hislop, Loizeaux Brothers, Neptune, New Jersey, 1916 (prima edizione), in inglese.
La quarta bestia è un quarto regno sulla terra... Egli proferirà parole contro l’Altissimo, ridurrà allo stremo i santi dell’Altissimo, e penserà di mutare i tempi e la legge”. (Daniel 7:23,25)
Questa figura della quarta bestia è universalmente identificata con l’Impero Romano nelle sue varie forme, che si ripresenta nella fine dei tempi − in pratica, rappresenta tutti gli imperi dell’occidente, i quali hanno in un modo o l’altro ricevuto l’eredità di Roma, principalmente nell’ambito religioso. Questo soggetto usa il suo potere politico per “mutare i tempi e la legge”, che nel linguaggio del Profeta si può parafrasare come “cambiare il sistema ordinato dall’Altissimo alterando il calendario e sostituendo i comandamenti”; infatti, questo atto di mutare i tempi e la legge non è una cosa leggera, ma è compiuto direttamente contro l’Altissimo e contro i Suoi santi, come il Profeta ci spiega chiaramente.
Ci sono, inoltre al Nuovo Testamento, diversi documenti e prove storiche che nei primi quattro secoli successivi all’era apostolica, i cristiani osservavano lo Shabat nel settimo giorno della settimana, ed era il giorno scelto per celebrare il culto principale. Lo storico Giuseppe Flavio, in riferimento all’espansione del messaggio evangelico nel primo secolo scrisse: “Non c’è alcuna città dei Greci, né dei barbari, né di qualsivoglia nazione, in cui la nostra usanza di riposare lo Shabat non sia stata introdotta”.
Lo Shabat rappresentava per i Romani un’odiosa pratica dei Giudei, popolo che si ribellò diverse volte contro l’autorità imperiale e che, irriducibile, costrinse i Romani a distruggere Yerushalaym ed espellere i Giudei dalla loro terra, dando inizio alla Diaspora. Il fatto che i discepoli del Nazareno, anche non essendo Giudei, avessero la stessa Legge di questi, dava profondo fastidio all’impero. Così Vespasiano e Domiziano imposero delle tasse suppletive a tutti coloro che osservavano lo Shabat. Poi Adriano, nel 135 CE mise fuorilegge il riposo sabbatico; ciononostante, Giudei e cristiani continuarono ad essere fedeli al comandamento d’Elohim. 
Tuttavia, dovettero ancora passare due secoli di persecuzioni da parte dell’impero perché, nell’ambito cristiano, lo Shabat fosse gradualmente sostituito dal giorno sacro al sole, imposto dal potere politico-religioso imperiale. Nel 321 CE, il famigerato Costantino, l’imperatore "cristiano", fervente adoratore del sole, il quale, dopo la sua "conversione" al cristianesimo compì diversi crimini ed omicidi atroci anche contro membri della sua famiglia, decretò:
Nel venerabile giorno del sole, i magistrati ed il popolo residente nelle città dovrà riposare, e tutti i negozi saranno chiusi. Soltanto nelle campagne gli agricoltori potranno lavorare perché il giorno successivo potrebbe non essere idoneo per seminare e piantare”. − Codex Justinianus, lib. 3, tit. 12, 3.
Poi, nel 325 CE fu istituito il concilio di Nicea, nel quale l’imperatore impose di cambiare in tutto l’Impero Romano il giorno di culto sostituendo lo Shabat, osservato dai cristiani, con il giorno del sole (domenica), per condiscendenza con i pagani, i quali per legge dovevano accettare il cristianesimo, nuova religione ufficiale dell’impero. Da quel momento in poi, migliaia di cristiani furono messi a morte perché continuavano ad osservare lo Shabat e non la domenica. Altri iniziarono a dedicare entrambi giorni al culto, per non abbandonare lo Shabat istituito da Elohim e non disubbidire all’autorità politica. La storia ci attesta che nel corso dei secoli, milioni di persone furono uccise per opporsi ai dettami della chiesa cattolica romana, i quali erano eseguiti dall’autorità civile. In questo stesso concilio di Nicea, la Pesach cristiana fu sostituita con la pasqua romana che si festeggia tuttóra − vedremo questo argomento più avanti, nel capitolo riguardante l’ultima cena e la risurrezione.
A questo concilio seguì quello di Laodicea in Frigia Pacatiana nel 363-364 CE. Il nome "Laodicea" vi dice qualcosa? Nel canone XXIX il concilio decretò:
I cristiani non devono giudaizzare riposando nello Shabat, ma devono lavorare quel giorno e riposare di domenica. Se qualcuno è còlto nell’atto di giudaizzare, sia dichiarato anatema a Cristo”. La chiesa determinò che essi fossero messi a morte. Le leggi divennero talmente severe, che nessuno poteva avere un lavoro, né intraprendere un’attività commerciale o concludere un affare se non accettava di lavorare durante lo Shabat e riposare la domenica. Proprio come profetizzato nell’Apocalisse: “E faceva sì che nessuno potesse comprare o vendere, se non chi avesse il marchio” (13:16,17). E’ interessante il fatto che questo marchio dev’essere messo sulla mano destra o sulla fronte, proprio come il giorno solenne ordinato dall’Eterno doveva essere come un segno sulla tua mano, come un memoriale fra i tuoi occhi, affinché la Legge dell’Eterno sia nella tua bocca” (Esodo 13:9). Il concilio di Laodicea fu l’inizio dell’adempimento di questa profezia, introducendo il primo elemento che può identificarsi come uno dei componenti del marchio della bestia romana, un segno che sostituisce quello stabilito da Elohim − anche se non il marchio nella sua complessità, che è piuttosto un insieme di elementi, leggi e costumi.
Questo stesso decreto costituisce una prova che fino a quel momento, i cristiani osservavano lo Shabat, altrimenti, che senso avrebbe emanare una legge contro qualcosa che nessuno fa? Infatti tutti i documenti dell’epoca e quelli precedenti ci confermano che i cristiani niente sapevano della domenica come giorno di culto fino a quando i pagani introdussero le loro leggi, feste e costumi, ufficializzati dal potere politico.
Per concludere con questo capitolo, vorrei aggiungere alcuni dati storici per ulteriore conferma di ciò che è stato esposto. Naturalmente, l’Evangelo fu predicato anche fuori dai confini imperiali. Molti degli apostoli si diressero in Oriente: Nataniel, Taddai e Toma predicarono in Assiria, Kefa scrisse da Babilonia (1Kefa 5:13) − l’interpretazione che essa possa riferirsi a Roma è puramente speculativa, di fatto, se Kefa (più conosciuto come Pietro) fosse mai stato a Roma, l’apostolo Shaul, detto Paolo, l’avrebbe senz’altro nominato tra coloro i quali egli saluta nella sua lettera ai Romani. Assiria fu la prima nazione che accettò in massa l’Evangelo, come predetto da Yeshua (Matteo 12:41; Luca 11:32) ed i missionari Assiri portarono il messaggio fino in Cina. Toma giunse in India, dove esiste una comunità di credenti in Yeshua sin dal primo secolo. Nel libro degli Atti 8:27-39 abbiamo la testimonianza che fu trasmesso anche in Etiopia. In tutte queste nazioni, i cristiani osservavano lo Shabat prima che i missionari occidentali imponessero le loro nuove teorie e pratiche.
Quando i brutali gesuiti arrivarono in India, il loro capo richiese al vescovo cattolico di Roma (il cui titolo è "pont-max", ereditato dagli imperatori), che instaurasse in India l’inquisizione per estirpare il “Giudaismo”, riferendosi all’osservanza dello Shabat. Centinaia di persone furono condannate al rogo, quasi la totalità di essi non erano affatto Giudei, ma dichiararono d’essere stati sempre cristiani, da secoli! Tuttavia, non si piegarono all’imposizione dei pagano-cristiani europei, e subirono il supplizio per fedeltà all’Evangelo.
Questa stessa istituzione criminale, i gesuiti, nel 1604 CE esercitarono forti pressioni sul re d’Etiopia affinché esso aderisse a Roma e proibisse i suoi sudditi cristiani di osservare lo Shabat.

Alle prove storiche s’aggiunge anche un’evidenza linguistica: i nomi dei giorni della settimana provengono da quelli dei pianeti, i quali sono nomi di divinità pagane. In tutte le lingue europee ad eccezione di quelle germaniche, il settimo giorno è chiamato da un nome derivato direttamente da Shabat, il che dimostra quanto importante è stata l’influenza dei primi cristiani in questa scelta. Infatti, così abbiamo in italiano sabato, in spagnolo e portoghese sábado, in romeno sâmbata, in greco sabbaton, in russo e serbo subbota, nelle altre lingue slave sobota, in ungherese szombat, ecc. Il fatto che invece nelle lingue germaniche non sia così è molto significativo, ed ha una spiegazione: i popoli germanici abbracciarono il cristianesimo nel medioevo, quando ormai esso era in piena apostasia ed si erano già introdotti tutti gli elementi pagani greco-romani (ai quali i germanici aggiunsero i loro, per completare), quindi, i nomi dei giorni continuarono ad essere quelli degli déi germanici, compreso il primo giorno, consacrato al cosiddetto culto cristiano, che continua a chiamarsi
Sun-day/Sonn-tag, ovvero, "giorno del sole".
Abbiamo detto che gran parte delle tradizioni cristiane sono originate nell’antico Egitto, una di esse è nominare i giorni secondo i pianeti, ai quali a sua volta è attribuita una caratteristica. Così come il primo giorno era dedicato al sole, il settimo era invece sotto il nefasto Saturno, in onore del quale nessuno celebrava alcuna festa. Così il giorno benedetto dall’Eterno nella Creazione, fu offuscato dai pagani sotto un segno negativo − e tuttóra i cristiani britannici ed americani, coloro che si reputano i missionari del mondo, chiamano il loro settimo giorno Satur-day!
Per concludere, riporto alcuni dati storici e citazioni di personaggi autorevoli, tutti i quali, malgrado abbiano osservato la domenica, hanno comunque riconosciuto il loro errore dando testimonianza che in origine esso proviene dal paganesimo e che l’unico giorno che Elohim ci ha dato per dedicare specialmente all’adorazione è lo Shabat biblico. (Nelle citazioni, logicamente, non riporto i nomi ebraici come Yeshua o Mosheh, ma il nome tradotto, secondo come è stato scritto dagli autori).
· “I cristiani antichi erano molto zelanti nell’osservanza dello Shabat, il settimo giorno. E’ chiaro che tutte le chiese orientali e la maggior parte del mondo osservavano lo Shabat come giorno festivo. Nella stessa maniera, Atanasio ci attesta che tenevano assemblee di culto durante lo Shabat, non perché fossero influenzati dal Giudaismo, ma per rendere adorazione a Gesù, Signore dello Shabat. Epifanio dice lo stesso”. − Antiquities of the Christian Church, vol. II, book XX, cap. 3, sec. 1, 66.1137, 1138.· “Osserverai lo Shabat, in ubbidienza a Colui che terminò la Sua opera di Creazione, ma non ha cessato la Sua opera di provvidenza: è un riposo per la meditazione della Torah, non per la pigrizia delle mani”. − Costituzione dei Santi Apostoli, i Padri Anti-Niceni, vol. 7, pag. 413; un compendio di documenti del terzo e quarto secolo.· “Già nell’anno 225 CE esistevano patriarcati e concili della Chiesa d’Oriente, osservante dello Shabat, da Canaan fino all’India”. − Mingana, Early Spread of Christianity, vol. 10, pag. 460.· “Nessuno dei padri prima del quarto secolo ha identificato il primo giorno della settimana con lo Shabat; né l’ osservanza del primo giorno ha alcun fondamento nel quarto comandamento né nei precetti o nell’esempio di Cristo e dei suoi apostoli. E’ incontestabile il fatto che la prima legge, sia ecclesiastica che civile, per cui l’osservanza sabbatica è stata trasferita al primo giorno della settimana è l’editto di Costantino nel 321 CE”. − Chamber’s Encyclopædia, vol. VIII, pag. 401, ed. 1882, articolo "Sabbath".· “La prima volta che l’osservanza della domenica è riconosciuta risale ad una costituzione di Costantino dell’anno 321 CE, che decreta che tutte le corti di giustizia e tutti gli abitanti delle città ed i negozi erano obbligati a riposare nel giorno del sole”. − Encyclopædia Britannica, 11th edition, vol. 26, pag. 95, articolo: "Sunday".· “L’osservanza dello Shabat era pratica generale nelle chiese orientali, ed anche in alcune occidentali. Nella chiesa di Milano, lo Shabat era tenuto in grande stima. Non perché le chiese orientali o qualcun’altra del resto del mondo osservasse lo Shabat era inclinata verso il Giudaismo, ma esse si riunivano in quel giorno ad adorare Gesù Cristo, Signore dello Shabat”. − History of the Sabbath, part II, par. 5, pagg. 73,74, Londra, 1636, Dr. Heylyn. Questa particolarità della chiesa di Milano è nota, infatti Ambrogio, il più celebre dei vescovi di questa città, dichiarò che egli a Milano osservava lo Shabat, ma quando andava a Roma, osservava la domenica. · “Fino al quinto secolo l’osservanza dello Shabat giudaico fu praticata nella chiesa cristiana”. − Ancient Christianity Exemplified, Lyman Coleman, cap. 26, sec. 2, pag. 527.· “Sin dall’istituzione dello Shabat nella Creazione... c’è stata una linea continua di uomini fedeli a Dio che hanno osservato il settimo giorno della settimana... Nella chiesa d’Occidente il settimo giorno continuava ad essere osservato fino al quinto secolo”. − Schaff-Herzog Encyclopædia of Religious Knowledge.· “I cristiani antichi avevano una grande venerazione dello Shabat, e passavano quel giorno con adorazione e sermoni. Non è da dubitare che essi presero questa pratica dagli apostoli stessi, come risulta da diverse scritture concernenti questo argomento”. “La domenica era il primo giorno in cui i pagani solennemente adoravano il sole e perciò lo chiamarono sunday. In parte per l’influenza di questo astro specialmente in quel giorno, ed in parte per rispetto a questo corpo divino, com’essi lo concepivano, i cristiani pensarono di mantenere lo stesso giorno con lo stesso nome, per non sembrare intolleranti e non evitare la conversione dei pagani”. − Dialogues on the Lord’s Day, pag. 189, Londra, 1701, by Dr. T. H. Morer (teologo - church of England).· “Essi [i cattolici romani] affermano che lo Shabat è stato sostituito dal giorno del Signore [domenica], contrariamente al Decalogo, come appare evidente. Non c’è nemmeno un esempio a cui essi possano far riferimento per attuare tale cambiamento. Grande è, dicono, il potere della chiesa, che ha abolito uno dei Dieci Comandamenti!”. − Confessione di Fede d’Augsburg, art. 28, scritto da Philipp Melanchton e approvato da Martin Luther, 1530.· “La Legge morale contenuta nei Dieci Comandamenti, ribadita dai Profeti, Egli Jesus non cancellò. Non fu il disegno della sua venuta abolire alcuna delle sue parti. Questa è una Legge che non deve mai essere infranta... Ogni parte di questa Legge deve rimanere vigente su tutta l’umanità in tutte le età; perché non dipende né dal tempo né dal luogo, né da alcuna circostanza che possa cambiarla, ma è nella natura dell’uomo e nell’immutabile rapporto tra queste parti”. − John Wesley, Sermons on Several Occasions, vol. 1, N° 25.· “Lo Shabat nel settimo giorno era vigente nell’Eden, e lo è stato sempre sin d’allora. Questo quarto comandamento inizia con la parola ‹ricorda›, dimostrando che lo Shabat già esisteva quando Dio scrisse la Legge sulle tavole di pietra in Sinai. Come possono gli uomini pretendere che questo comandamento sia stato annullato mentre ammettono che gli altri nove sono ancora vigenti?”. − “Dwight L. Moody, Weighed and Wanting”, 1898, pagg. 46-47. D.L. Moody fu il più famoso evangelista del suo tempo, e fondatore dell’Istituto Biblico Moody.

· “Noi dobbiamo quindi, riconoscere un Dio, Infinito, Eterno, Onnipresente, Onnisciente, Onnipotente, il Creatore di tutte le cose, il più Saggio, il più Giusto, il più Buono, il più Santo. Noi dobbiamo amarLo, temerLo, onorarLo, avere fiducia in Lui, pregare Lui, renderGli grazie, lodarLo, santificare il Suo Nome, ubbidire i Suoi comandamenti, e dedicare del tempo per la Sua adorazione, come siamo diretti dal terzo e quarto comandamento, perché questo è l’amore di Dio, che noi osserviamo i Suoi comandamenti, ed i Suoi comandamenti non sono gravosi. E questa è la parte più importante della religione. Questa è stata sempre, e sarà sempre la religione del popolo di Dio, dal principio fino alla fine del mondo”. − Isaac Newton, citato in “Sir David Brewster, Memoirs of the Life, Writings, and Discoveries of Sir Isaac Newton”, 2 vols., Edinburgh, 1885.
Abbiamo sentito l’opinione di personaggi importanti dell’ambiente protestante-evangelico. Leggiamo adesso cosa hanno detto i diretti responsabili dell’apostasia:
· “Non possiamo trovare in nessuna parte della Bibbia che Gesù o gli apostoli abbiano ordinato che lo Shabat fosse trasferito dal sabato alla domenica. Noi abbiamo il comandamento di Dio dato a Mosè di santificare lo Shabat, che è il settimo giorno della settimana, il sabato. Oggi, la maggioranza dei cristiani osserva la domenica perché questo è stato rivelato a noi dalla chiesa [romana] al di fuori dalla Bibbia”. − Catholic Virginian, ottobre 3, 1947.· “Dove ci si dice nelle Scritture che dobbiamo osservare il primo giorno? Noi siamo stati ordinati di santificare il settimo giorno, ma in nessuna parte ci è stato comandato d’osservare il primo giorno. La ragione per cui noi santifichiamo il primo giorno invece del settimo è la stessa ragione per cui osserviamo tante altre cose: non perchè lo dice la Bibbia, ma perché la chiesa lo ha comandato”. − Isaac Williams, Plain Sermons on the Catechism, vol. 1, pagg. 334,336.· “La domenica è un’istituzione cattolica, e la pretesa di osservarla può fondarsi soltanto su dei princìpi cattolici. Dall’inizio fino alla fine delle Scritture non c’è un solo passo che possa giustificare il trasferimento dell’adorazione dall’ultimo giorno della settimana al primo”. − The Catholic Press, Sydney, Australia, agosto 26, 1900.· “Domanda: «Esiste alcun modo di provare che la chiesa ha il potere d’istituire feste o precetti?»
Risposta: «Se non avesse tale potere, non potrebbe aver fatto ciò in cui tutte le religioni moderne sono d’accordo con la chiesa - non potrebbe aver sostituito l’osservanza dello Shabat, settimo giorno della settimana, con l’osservanza della domenica, il primo giorno della settimana, il che è un cambiamento per il quale non c’è alcuna autorità scritturale»”. −
Stephen Keenan, A Doctrinal Catechism, 3rd. ed. pag. 174.· “Domanda: «Come si può provare che la chiesa ha autorità per stabilire feste e giorni festivi?»
Risposta: «Dallo stesso fatto di aver trasferito l’osservanza dello Shabat alla domenica, cosa che anche i protestanti permettono; quindi ingenuamente si contraddicono loro stessi, osservando attentamente la domenica, mentre rifiutano la maggioranza delle altre feste imposte dalla stessa chiesa»”. −
Henry Tuberville, An Abridgement of the Christian Doctrine (1833), pag. 58 − La stessa affermazione si trova in Manual of Christian Doctrine, Daniel Ferris, 1916, pag. 67.· “E’ opportuno rammentare ai presbiteriani, battisti, metodisti e tutti gli altri cristiani, che nella Bibbia non troveranno alcun supporto alla loro osservanza della domenica. La domenica è un’istituzione della chiesa cattolica romana, e coloro che osservano quel giorno seguono un comandamento della chiesa cattolica. − Il sacerdote Brady, in un articolo riportato nell’Elizabeth, New Jersey News, marzo 18, 1903.· “Se i protestanti vogliono seguire la Bibbia, devono adorare Dio nel giorno di Shabat. Nell’osservare la domenica, essi stanno seguendo una legge della chiesa cattolica. − Albert Smith, cancelliere dell’arcidiocesi di Baltimore, in una risposta al cardinale, febbraio 10, 1920.· “L’osservanza della domenica da parte dei protestanti è un omaggio che essi fanno, malgrado loro stessi, all’autorità della chiesa cattolica. − Louis Segur, Plain Talk About Protestantism of Today, 1868, pag. 213.· “La chiesa cattolica, da più di mille anni prima dell’esistenza del protestantesimo, in virtù della sua divina missione, ha trasferito il giorno dello Shabat alla domenica... La domenica è, quindi, fino ad oggi, figlia riconosciuta della chiesa cattolica, senza alcuna parola di rimostranza dal mondo protestante. − Il cardinale James Gibbons, Catholic Mirror, settember 23, 1893.· “Puoi leggere la Bibbia dal Genesi all’Apocalisse, e non troverai il minimo indizio che possa autorizzare la santificazione della domenica. Le Scritture ribadiscono con forza l’osservanza dello Shabat, un giorno che noi non abbiamo mai santificato. − Il cardinale James Gibbons, The Faith of Our Fathers, ed. 1917, pagg. 72-73; 110th edition, pag. 89.
Ci sono molte altre testimonianze concernenti questo argomento, ma queste possono essere sufficienti per illustrare la verità in quanto al giorno che i cristiani dovrebbero osservare per essere d’accordo alla volontà d’Elohim. L’antico popolo d’Israele è stato più volte giudicato, mandato in esilio o punito in diverse maniere per aver violato lo Shabat. Per questo motivo, al ritorno dell’esilio in Babilonia, i capi d’Israele stabilirono oltre 1500 regole per evitare che il popolo profanasse lo Shabat. Erano determinati a non far cadere la nazione un’altra volta per lo stesso motivo. E’ possibile che Elohim sia così volubile, che una trasgressione che Gli dispiaceva così tanto in un periodo, al secolo seguente significasse niente per Lui? Sembra piuttosto improbabile...

2 commenti:

dorian ha detto...

Caro amico apprezzo molto quest'argomento che hai esposto. Spero che i cristiani possano capirlo, a prescindere della religione.
Che Dio ti benedica per la Sua testimonianza!

dorian ha detto...

Il Sabato di Dio credo che sarà l'ultima prova di fede per il popolo di Dio. Che Dio ci aiuti!